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ALLA POESIA
di Czeslaw Milosz

Perdonami, poesia, se fu una colpa prendere
questa voce di dolore, umana voce che da me si leva,
per la tua voce così dissimile da un garbuglio di lamenti
come una bianca onda marina da coralline paludi.

Tu, che sei l’abbozzo delle narici
di un cavallo non ancora nato, la forma ed il colore
della mela dissoltasi in polvere, le ali lampeggianti
della rondine che sfioró il capo di Tiberio
in quel determinato punto dell’eternità,

spiegami, cosa significa dire “Tu”
alle cose che non hanno altro linguaggio oltre al loro essere
ed esistono là dove finisce il tempo, lontano, lontano
dall’odio umano e dall’amore.



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