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CADE LA SERA
di Fina García Marruz

Alla scuola faceva sempre sera.
Sera era l’oro grigio del mattino.
La lettura del libro si dorava
anch’essa del pensiero della sera.

Ora che il tempo in altre foglie arde
riscopro la sua tinta poderosa,
le comuni nozioni prestigiose,
la grave voce che giunge ormai tardi.

Che conforto e giustezza m’han recati,
queste parole “già cade la sera”,
la loro antica tenerezza lenta.

Cade la sera su ciò ch’è svanito,
cade la sera sull’antica sera
della pioggia, il silenzio, le piastrelle!

EPPURE SO CHE SON SOLTANTO TENEBRE

Eppure so che son soltanto tenebre
le luci della casa a cui m’afferro,
il paravento a cui m’aggrappo, il ferro,
eppure so che son soltanto tenebre.

Perché ho visto una spiaggia che non scordo,
la mano di mia madre, l’interno d’un calesse,
ora comprendo il senso della notte,
perché ho visto una spiaggia che non scordo.

Quando di colpo il mondo dà un accento diverso,
prende un’intimità esteriore che scorgo,
eloquente s’occulta, tacito si rivela,

comprendo che è soltanto il cuore estinto
di quei giorni offuscati dal tremore futuro
la causa del mio passaggio nel mondo.

VOGLIO VEDERE...

Voglio vedere la sera che sai,
il parco tante volte contemplato.
Voglio riudire la musica udita
nella sala notturna dove oscilla

il mio tempo più vero. Che futuro
in te brilla fedele e più splendente,
che possibilità nel tuo frondoso
giardino spento, infanzia, falso muro.

Oh futura sostanza dell’oscura
sera che fu! Istante, astro velato!
T’amo, ieri, non di nostalgia impura,

né perché ami la polvere del vivere,
ma perché solo tu, passato, puoi
condurmi nella luce sconosciuta.



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Tutorial di Jeannette
Traduzione di Pinuccia

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