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BISOGNO DI PRIMAVERA
di Enzo De Mitri

Zefiro mattiniero stempra d’azzurro
cieli lividi di madreperla
che Borea ha lasciato sotto i gelidi bronci.
Libeccio smonta i suoi umidi cirri,
dalla pineta sul mare sbadiglia Ostro
col suo pigro tepore assonnato
e profumi di alghe ed incenso.
La Terra muta coi suoi respiri,
e vira al levar della vita.
Muta la fumosa luce incerta
della mia finestra avara,
e dal forziere dischiuso del mio letargo
evapora l’oblio.
L’anima mia, nera ancor di fuliggine,
anela sagre di sole, di erbe, di viole,
vestita coi mille colori
sparsi sulla tavolozza di aprile.
E con le rondini volerà su smeraldi di trifoglio,
cintati da girotondi di papaveri in boccia
e con essi intreccerà
celie di danze sbilenche,
insieme ad ebbre farfalle baccanti.
E canterà a tutta voce versi inventati
tra i vagiti di neonate calendule,
e cori stonati di margheritine,
canterà tossendo, lacrimando dal ridere,
ridere dei silenzi passati,
unica voce della sua solitudine.
E su altalene di arcobaleni
si inebrierà dei riflessi dell’oro
di girasoli, ginestre e mimose,
di coriandoli di mandorlo
e profumo di mentastra,
e scenderà come rugiada su prati
di spighe di chicchi di sorrisi e carezze,
dove cullava i cuccioli dei suoi sogni.
E torneremo a tessere
arabeschi di emozioni rubate.



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