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IL POEMA
di Gastón Baquero

“Voglio, dice la bambina
interrompendo il silenzio del poeta,
che tu mi scriva un poema”.
“Chi può fare un poema? Io no”, risponde lui sorpreso.
“Sono già stati scritti tutti i poemi”.
Era concentrato,
davanti a un foglio, bianco e vuoto ora dopo ora.
Un foglio pieno dello sbadiglio interminabile del nulla.
“Voglio, voglio un poema”, insiste
l’inaspettata bambina. “Mi piacciono i poemi”.
“Guarda, angelo strano, quella di oggi
non è una buona giornata: l’ispirazione
è fuggita. Non posso darti un poema,
e neanche sognare di farlo in tutto il giorno. Ma prendi,
prendi questa rosa, portala in quel vaso che è laggiù,
mettila lì con attenzione, affinché domani
continui ad essere tua per tutto il giorno.
E poi, puoi andartene,
ma in silenzio: la musa teme il rumore, e se si allontana,
tarda molto a tornare: lasciami solo”.

La bambina prese la rosa delicatamente
e come se volasse attraversò la stanza.
Mise la rosa
nel suo eretto sepolcro di cristallo, e senza rumore partì;
la porta si sentì appena, quella che chiudendosi
clausurava di nuovo nella sua sterile attesa, nel suo vuoto,
il poeta. Tutto fu di nuovo pace.
Il nulla risorgeva
come una tenera amica davanti all’inutile concentrato.
E girando gli occhi un’altra volta verso il foglio bianco,
vide che era lì:
come un merlo in mezzo alla neve,
come una stella sola nel centro del cielo,
era lì, sul foglio immenso, il Poema.



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grafica di angela campanella
tutorial di Yvonne - traduzione di Pinuccia