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ALCESTI, IL MESSO
di Rainer Maria Rilke
incipit...

A un tratto il messo era comparso, come
un nuovo giunto, immerso nel tumulto
della festa di nozze, fra la gente.
Ed essi, i bevitori, non sentirono
il dio dal chiuso andare, che portava
la sua divinità come un mantello
umido, e parve loro uno dei tanti
mentre passava. Ma improvvisamente
vide in mezzo ai discorsi uno degli ospiti
a capo della tavola lo sposo
come non più giacente, ma rapito
in alto, rispecchiare dal profondo
un’ombra estranea che paurosamente
gli si volgeva... E subito fu chiaro,
fu calma, solo con un resto a terra
di torbido rumore, un gorgogliare
di balbettii cadenti, già corrotti,
di sorde risa trattenute. Allora
riconobbero il dio, l’agile dio,
che stava, pieno della sua missione,
implacabile, - e quasi si comprese.
Pure, quando fu detto, parve più
d’ogni scienza, non cosa da comprendere.
Deve morire Admeto. Quando? Adesso.



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