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ASPETTANDO GODOT
di Samuel Beckett

Le lacrime del mondo sono immutabili.
Non appena qualcuno si mette a piangere,
un altro, chi sa dove, smette.

Partoriscono a cavallo di una tomba,
il giorno splende un istante, ed è subito notte.

Estragone: Siamo contenti. (Silenzio.)
E che facciamo, ora che siamo contenti?
Vladimiro: Aspettiamo Godot.
Estragone: Già, è vero.
Non accade nulla, nessuno arriva,
nessuno se ne va, è terribile!

Aspettando Godot (in francese En attendant Godot; in inglese Waiting for Godot) è un'opera teatrale di Samuel Beckett.

Dramma associato al cosiddetto teatro dell'assurdo e costruito intorno alla condizione dell'attesa, Aspettando Godot venne scritto verso la fine degli anni quaranta e pubblicato in lingua francese nel 1952, cioè dopo la seconda guerra mondiale, in un'epoca post-atomica. La prima rappresentazione si tenne a Parigi nel 1953 al Théâtre de Babylone sotto la regia di Roger Blin. Nel 1954, Beckett - autore irlandese di nascita - tradusse l'opera in inglese.

Vladimir (chiamato anche Didi) ed Estragon (chiamato anche Gogo) stanno aspettando su una desolata strada di campagna un certo "Signor Godot". Non vi è nulla sulla scena, solo un albero dietro ai due personaggi che regola la concezione temporale attraverso la caduta delle foglie che indica il passare dei giorni. Ma Godot non appare mai sulla scena, e nulla si sa sul suo conto. Egli si limita a mandare un ragazzo dai due vagabondi, il quale dirà ai due protagonisti che Godot "oggi non verrà, ma verrà domani".

I due uomini, vestiti come barboni, si lamentano continuamente del freddo, della fame e del loro stato esistenziale; litigano, pensano di separarsi (anche di suicidarsi) ma alla fine restano l'uno dipendente dall'altro. Ed è proprio attraverso i loro discorsi sconnessi e superficiali, inerenti ad argomenti futili e banali, che emerge il nonsenso della vita umana.

L'opera è divisa in due atti, nei quali non c'è sviluppo nel tempo, poiché non sembra esistere possibilità di cambiamento. La trama è ridotta all'essenziale, è solo un'evoluzione di micro-eventi. Apparentemente sembra tutto fermo, ma a guardare bene "tutto è in movimento". Non c'è l'ambiente circostante, se non una strada desolata con un salice piangente spoglio, che nel secondo atto mostrerà alcune foglie. Il tempo sembra "immobile". Eppure scorre. I gesti che fanno i protagonisti sono essenziali, ripetitivi. Vi sono molte pause e silenzi.

La parola "Godot" è formata dalle due parole "go" e "dot" rispettivamente "va" e "fermo" poiché "dot" in inglese è "punto". L'autore voleva sottolineare la frustrazione dell'uomo nel suo tentativo fallimentare di "muoversi", procedere, cambiare la sua posizione.

Nella cultura popolare Aspettando Godot è divenuto sinonimo di una situazione (spesso esistenziale), in cui si aspetta un avvenimento che dà l'apparenza di essere imminente, ma che nella realtà non accade mai e in cui di solito chi l'attende non fa nulla affinché questo si realizzi (come i due barboni che si limitano ad aspettare sulla panchina invece di avviarsi incontro a Godot).



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